La mia storia

Sono nato il 22 aprile 1988 a Vittorio Veneto (TV). Ho iniziato a studiare percussioni all’età di 14 anni, con il maestro Luca Berna, specialista in percussioni etniche, e con il maestro Luca Carrara, che mi ha introdotto alla batteria.

 

Non hai cominciato da piccolo a studiare musica, perciò dev’essere una passione che hai maturato col tempo. Com’è nata? 

Un mio amico aveva la batteria a casa e quando lo andavo a trovare ci giocavamo. Era la fine degli anni ’90 e a 14 anni la moda era comprare il motorino per poi truccarlo. A me, sinceramente, non importava: mi piaceva di più giocare con la batteria. I primi “sudati” 700 euro li ho spesi per comprarmi la mia prima batteria. Ricorderò sempre la gioia di mio zio che vive nel piano sotto! Abbiamo subito stipulato il patto Zorzi-Vinci per 1 ora al giorno di studio. Ma è durato ben poco e lui si è rassegnato a concedermi l’usufrutto della sua cantina. Comunque la vera spinta per diventare un professionista è avvenuta grazie a Luca Carrara: è stato lui a consigliarmi di andare a Milano da Walter Calloni.

Di che cosa ti occupi attualmente?

Si può dire che stai facendo della tua passione una professione? Sì, sono davvero fortunato: suono, insegno nel pomeriggio ai ragazzi e la mattina posso studiare le mie 6 orette. Speriamo che le cose continuino così o anche meglio.

Il jazz nasce come linguaggio d’interazione, di forza, di lotta… negli anni ’20 addirittura s’impone come un vero e proprio stile di vita, e non come semplice fatto culturale. Ora pare soppiantato dalla musica pop, più commerciale. Qual è l’attualità, il senso del jazz oggi? (O, perlomeno, cosa rappresenta per te?) 

Il jazz è sempre stato innovazione, ricerca e sperimentazione. Chi fa il vero jazz sono quelli che ci provano, vogliono dire la loro e tentano di percorrere strade nuove. Il jazz non ha fatto altro che prendere diverse culture e metterle insieme, fonderle. Che non vuol dire per forza fare jazz d’avanguardia, può anche essere un’idea mainstream, ma se lì trovi la tua vera voce fa’ che arrivi il più in alto possibile.

Dato che ti dedichi (o ti sei dedicato) anche all’insegnamento, quale valore aggiunto ritieni possa dare la musica nella formazione di una persona? 

La musica è una lezione di vita, e un viaggio dentro di noi. Purtroppo il rapporto che il musicista ha con la musica non è democratico e non ti permette di bleffare, è come un atleta! Quante volte deve perdere prima di riuscire?!